Una vaca o un boeu???
Nei primi anni del dopoguerra la vita era molto dura e lo era anche per un giovane contadino che viveva, con la madre vedova, nei pressi di Pavia.
Non riuscendo ormai a mettere insieme il pranzo con la cena, decisero un giorno di vendere l’unica mucca rimasta, che rappresentava un costo anziché un beneficio.
La domenica successiva il contadino si alzò di buon ora per raggiungere il mercato di Pavia, dove avrebbe cercato un compratore per la sua mucca.
Assorto nei suoi pensieri giunse nei pressi della Certosa di Pavia dove, dopo aver recitato il mattutino, i frati passeggiavano, a gruppetti di tre o quattro, godendosi il fresco del mattino.
Alla vista del contadino così pensieroso, ad uno dei frati venne un’idea.
“Femm tribulà el vilan!” propose e, detto fatto, dopo essersi accordati con gli altri gruppetti, cominciò a stuzzicare il contadino.
“Va che bel boeu!!” esclamò indicando la mucca.
“L'è propi un bel boeu!” gli fece eco il secondo frate.
Sentendo questi commenti il contadino si ridestò dai suoi pensieri, prese ad ascoltare i commenti dei frati, ridacchiando tra se e se.
Alla fine, visto che i frati insistevano a chiamare bue la sua mucca, non resistette e li corresse: “Ma che boeu e boeu! L'è una vaca, l'ho mungiuda stamatina!”.
“No, no l'è un boeu, un bel boeu!” Insistettero i frati.
“L'è’ un boeu!”, “L'è una vaca!”, “No l'è un boeu!”….
“Insomma!” tagliò corto un frate “Chiediamo un parere al Padre Priore che è un esperto di animali. Resta inteso che se dice che è un bue l’animale resta a noi, invece se è una mucca te la pagheremo il doppio del suo valore”.
Lo scellerato accettò la scommessa.
Naturalmente il Padre Priore, preventivamente istruito, sentenziò che si trattava di un bue e al contadino non restò che tornare a casa a mani vuote.
“Come è andata al mercato?” chiese la madre vedendo tornare il figlio senza la mucca.
“Beh, sembrerebbe bene. Ho incontrato un allevatore che è parso subito interessato.”.
“E quanto ti ha pagato?”
“Per il momento vuole metterla alla prova, ma già da domenica prossima dovrebbe darmi un acconto.”.
Soddisfatta, la madre tornò ai suoi lavori.
“E adesso, come faccio a recuperare i soldi?” si chiedeva il contadino, ed il dubbio gli tolse il sonno fino alla domenica successiva quando, come promesso alla madre, tornò al mercato di Pavia.
Si fermò alla Certosa, si travestì da donna, entrò in chiesa e fingendo di pregare attese l’orario di chiusura.
“Signora devo chiudere, non può restare qui” disse il sacrestano al contadino.
“No, per favore, non posso tornare a casa, mio marito mi picchia!! Mi faccia parlare con il Priore, lui capirà!” pianse la finta donna.
E fu così convincente che il sacrestano, impietosito, riportò la vicenda al Priore.
Questi si lasciò convincere dalle lacrime della donna, e le permise di passare la notte nella chiesa, anzi addirittura in camera sua, dopo aver ordinato ai frati di non fare caso ai rumori che avrebbero sentito!
Una volta soli, chiusi nella camera del Priore, la donna estrasse da sotto la gonna un grosso bastone e chiese: “L'è una vaca o un boeu?”.
E giù randellate!
“L'è una vaca o un boeu?"
E giù altre legnate!
Lasciato il povero Priore più morto che vivo, il contadino riprese la via di casa dopo aver svuotato la cassetta delle elemosine.
La madre quasi non credeva ai propri occhi nel vedere tutti quei soldi.
“L’allevatore mi ha detto che la mucca si è subito ambientata ed ha iniziato a fare un sacco di latte. Anzi, se continua così, questo è solo un acconto: domenica prossima mi darà altri soldi.” esagerò il contadino.
La domenica dopo tutti i frati della Certosa erano in attesa di un grande medico, fatto chiamare apposta per curare il Priore, e si aggiravano nei pressi della stazione ferroviaria cercando di riconoscerlo tra i viaggiatori.
Il furbo contadino, tutto agghindato con il vestito della festa, gli occhialini sul naso e una grossa borsa in mano, scese dal treno e iniziò a guardarsi intorno con aria smarrita.
Fu subito avvicinato da alcuni frati, tratti in inganno dal travestimento, e portato al capezzale del malato.
Con fare molto professionale tastò il polso, sentì il torace, provò la febbre, quindi sentenziò:
“Questo è mal botta!”.
I frati, esterrefatti da tanta perizia, si fecero intorno per seguire le indicazioni del medico.
“ Occorre preparare un unguento per lenire il dolore. Laggiù, nel campo che si vede all’orizzonte, cresce un’erba che fa al caso nostro. Tutti voi dovete andarci e raccogliere l’erba dalla foglioline piccole, lunghe e un po’ pelose.” ordinò il medico.
I frati partirono di gran carriera verso il campo indicato ma, quando non furono più visibili, il falso medico mise di nuovo mano al randello:
“L'è una vaca o un boeu?”
Patapim e patapum
“L'è una vaca o un boeu?”
Patapim e patapum
Presa la cassette delle offerte, il contadino tornò a casa.
I frati tornati dalla spedizione trovarono il loro Priore quasi agonizzante, giurarono vendetta.
“Ma quanto valeva quella mucca?” chiese incredula la madre del contadino, alla vista del nuovo malloppo
“Evidentemente da noi mangiava poco e male. Adesso non smette di fare latte. Anzi, l’allevatore vuole incontrarmi ancora per darmi altri soldi.”.
Stavolta il contadino l’aveva sparata proprio grossa, non sarebbe stato facile recuperare altro denaro dai frati.
Come in tutti i paesi, anche a Certosa, viveva un balordo, nulla facente e in cerca di grane.
Al contadino bastò offrirgli una ricompensa e questi accettò l’incarico.
Si trattava di presentarsi davanti all’ingresso della Certosa, di buon mattino, quando i frati recitano il mattutino, e urlare a squarciagola:
“L'è una vaca o un boeu?”…
…“L'è un boeu o una vaca?”…
…“L'è una vaca o un boeu?”…
…“L'è un boeu o una vaca?”…
E poi di scappare a gambe levate, senza girare lo sguardo e correre, correre e ancora correre.
Il ragazzetto si presentò all’ingresso della chiesa, cominciò a provocare i frati.
Appena sentirono quella cantilena, uscirono con le vesti alzate e cominciarono a inseguire il ragazzo.
Quando i frati furono a distanza di sicurezza, il contadino tornò a far visita al Priore rimasto solo.
Dopo averlo di nuovo passato al tarello e aver prelevato le offerte si avviò verso casa.
Stavolta non promise altri denari alla madre, quello che gli aveva fruttato la mucca gli consentì di condurre una vita agiata.